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LA COPROGETTAZIONE E COGESTIONE
Coordinamento Paola Ricchiuti (Coop. Itaca - Udine)

Gli scenari di questo tempo presentano contesti e comunità abitati da problemi complessi ma le modalità operative consolidate (prestazionali, universalistiche e contenute nella spesa) con cui li fronteggiamo risultano spesso essere inadeguate, insufficienti, inefficaci. Stare nel cambiamento significa costruire una capacità diffusa di gestione attraverso la pratica del fronteggiamento, dell'invenzione, dell'imprenditività abbandonando la consuetudine di operare con le categorie concettuali con cui siamo abituati a decodificare e settorializzare le domande che provengono dai territori. Le sfide in atto impongono nuovi sguardi, una ricomposizione delle risorse e quindi una logica delle connessioni. La regionalizzazione in atto dei sistemi di welfare accende i riflettori sulle comunità locali, sulla necessità che tutti i soggetti sappiano attivare rapporti di coprogettazione e partecipazione alla "cabina di regia" nei propri territori. Si impongono dunque tavoli di confronto e la partnership deve essere visibile, diventare una pratica locale in cui tutti i soggetti siano parimenti impegnati: ciò richiama la necessità di trovare forme d'azione che, nel riconoscimento delle diversità e delle specificità, promuovano collaborazione autentica interorganizzativa, fra pubblico e privato, fra i soggetti diversi del terzo settore. Costruire nuovi strumenti per salvaguardare e promuovere la salute, per sviluppare e riprodurre sapere e conoscenza, per ampliare e migliorare le relazioni sociali significa dunque toccare il tema delicato dell'identità di un territorio e di una comunità e dunque di tutti i suoi membri. Non è dunque più possibile oggi generare questi strumenti senza un grande consenso, senza partecipazione alla loro realizzazione. Altrimenti si va incontro a fallimenti.

Costruire scenari e processi di promozione e protezione sociale richiede di mettere insieme più elementi. E sono le risorse umane, finanziarie e di mezzi (sedi, luoghi) del comune; le risorse apportate dagli utenti; l'intervento volontario di molti cittadini associati, ma anche singoli; l'intervento di risorse materiali dato dalla comunità locale (spazi fisici, edifici, etc.); l'intervento finanziario di imprese profit che avvertono responsabilità sociale; l'intervento delle imprese sociali che portano professionalità che devono aver formato utilizzando risorse regionali, nazionali ed europee. Per compiere questo salto di qualità verso la compartecipazione nella cabina di regia occorre acquisire saperi innovativi, rinnovata professionalità, nuova capacità di progettazione, gestione e valutazione. L'imminente stagione impone quindi di sperimentare un percorso di ascolto dei territori e costruzione dei Servizi territoriali che superi le logiche contabilistiche (gare al massimo ribasso) o di puro controllo formale dei responsabili istituzionali. Appartiene oramai alla storia lo strumento dell'Istruttoria pubblica di co-progettazione (nel nuovo codice contratti non compare in alcun articolo) di cui all'art. 7 del DPCM 30.3.2001. IL DPCM introduceva uno strumento di scelta del partner diverso dalle procedure descritte per l'appalto o la concessione di servizi. Con la co-progettazione si sono cominciati a sperimentare affidamenti di servizi in una logica di produrre innovazione nella definizione di politiche sociali, valorizzando le risorse e le potenzialità disponibili nel territorio attraverso la promozione di sinergie e collaborazioni tra il pubblico e il privato sociale e favorire la partecipazione dei soggetti del terzo settore all'esercizio della funzione sociale pubblica mediante la valorizzazione delle capacità progettuali ed imprenditoriali, riconoscendogli capacità di interpretare i bisogni del territorio, di portare progettualità innovativa, di mettere a disposizione risorse proprie e di mobilitare e orientare le risorse tutte verso le aree di bisogno. Forse il nostro sistema giuridico offre modelli e percorsi procedurali più che sufficienti per realizzare quella partnership fra Istituzioni e Cooperative sociali che costituisce la chiave di volta per la realizzazione delle condizioni necessarie.

In alcuni casi i rapporti, indipendentemente dal "nomen" si sono trasformati in vere partnership mentre in altri si sono evoluti in semplici ed in alcuni casi anche sterili forniture. Allora il tema non è continuare a ragionare sulla forma o la strumentazione normativa ma forse è necessario approfondire la sostanza, provare a riconnettere le risposte ai bisogni (e non solo al committente) attivando modelli che non si fondano unicamente su percorsi procedurali bensì trovano il loro fondamento anche sulla fiducia e il riconoscimento dell'altro. In una diversa visione della produzione dei servizi alla persona quindi, l'ideazione, l'implementazione e la valutazione del servizio possono essere il risultato di un processo collaborativo che supera il dualismo e si avvicina ad un'ottica di co-produzione. Presupposto essenziale per il successo delle esperienze di collaborazione fra mondi è l'adozione di un approccio fondato sulla contaminazione di saperi, competenze e pratiche, la cui ibridazione costituisce valore aggiunto nelle azioni di progettazione, formazione e pianificazioni delle politiche pubbliche di sviluppo locale.

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