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QUALIFICARE LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI
Coordinamento Luca Ferraresso (Ass. la Luna - Pordenone)

Volutamente è una introduzione didascalica poiché le proposte di discussione aprivano per ogni interrogativo alla realizzazione di più testi. Di fronte a questo mare mi sono permesso di segnale alcuni aspetti partendo dall'esperienza della rete dei servizi bresciani.


Quali sono i temi educativi/pedagogici per una buona prassi educativa?
Mettere insieme possibilità di crescita/evoluzione personale partendo dalla comprensione e dall'accompagnamento. In questo spazio emerge tutto il limite dell'educare in età adulta, laddove al centro ci deve stare soprattutto la possibilità di mettersi di fianco in termini esistenziali.
Accogliere, considerare i limiti e le prospettive del contesto sistemico (non solo la famiglia).

Come evitare tecnicismi dando evidenza scientifica alla progettualità?
La rete dei servizi bresciani ha aperto una prospettiva di lavoro; ampliare, attraverso processi organizzativi e procedurali minimi, lo spazio di confronto, relazione, costruzione fra soggettività diverse e che hanno un'appartenenza territoriale attorno all'ATS Brescia. Dare vita ad una comunità "scientifica" che cerchi di andare oltre due rischi forti dei servizi:
L' autoreferenzialità, l'essere imbrigliati nell'urgenza della quotidianità
La rete ha organizzato in questi 3 anni di lavoro 5 gruppi di lavoro sviluppando in 4 tematiche diverse 30 incontri solo nel 2017/18 a cui hanno partecipato operatori provenienti da 29 centri diurni e 21 comunità residenziali diverse, componendo gruppi di circa 10/15 operatori per gruppo.

Quale importanza ha il tema dell'evoluzione educativa all'interno delle varie progettualità?
Penso che in contesti di lunga durata (mi riferisco ai servizi diurni e residenziali) in cui operatori e utenti si accompagnano per tutta una vita intera, debba emergere con forza l'esigenza di una pace educativa. Diversamente ci vedo una sorta di accanimento poco rispettoso di quelle esistenze sempre sottoposte alla tensione di una performance, di un risultato che condanna (oltre la condizione di disabilità) a soggetti minori. Allora dovrebbe emergere una pianificazione condivisa che sia in grado di spostare l'attenzione su temi che hanno bisogno di evolversi, aprirsi dentro una qualificazione esistenziale.

E' possibile una connessione teoria e prassi?
Quale tipo, come realizzare una "comunicazione educativa" verso il contesto (famigliare, sociale, territoriale...)
E' fondamentale portarsi oltre la separazione fra teoria, prassi, come da progettualità reale, mettendo insieme auto e etero-formazione. Attorno a questo tema occorre abbattere i muri di una prospettiva troppo distante dalla realtà, come se spesso si continuassero a progettare case senza costruirle, senza scontrarsi contro la necessaria reazione concreta della pianificazione e quindi dell'esito di ciò che si è progettato.

TESI
Riscopriamo la necessità di una formazione universitaria che prepari con strumenti psico-educativi, ponendo l'attenzione non solo a questioni di ordine sociale
Non solo, attiviamo processi per cui, auto-formazione, fenomeni relazionali fra diversi che siano capaci di mettere in comune anche gli errori non solo le buone prassi; porti a realizzare processi formativi e costitutivi di maggiore partecipazione, azione e di circolarità, in cui i saperi quotidiani, le azioni di chi sta sul campo possano emergere come contenuti formativi per tutti.

In questo contesto, nella prospettiva di immaginabili risorse assume un significato fondamentale la dimensione del valore sociale come chiave esiziale per l'inclusione sociale, ma come canale fondamentale per aprire scenari anche di nuovo apprendimento per persone con disabilità.

Visualizza il contributo del Comune di Rovereto e della Comunità della Vallagarina

Visualizza il contributo di Mario Paolini


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