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GENERARE E GESTIRE RISORSE ECONOMICHE
Coordinamento Luciano Bedin (Coop. Primavera 85 - Vicenza)


1- Il problema
La nuova situazione venutasi a creare con la Riforma del Terzo Settore, in particolare la legittimazione di nuovi competitors in un mercato del welfare che per molto tempo ha funzionato quasi a regime monopolistico, a fronte di una riduzione delle già esigue risorse pubbliche a disposizione, ha accellerato il dibattito in atto all'interno del mondo cooperativistico relativo alla collaborazione con il mondo profit, l'ente pubblico e le Fondazioni, con il formarsi di schieramenti che si pongono a favore o, al contrario, pongono un netto rifiuto adducendo il rischio di una perdita di identità. Il fenomeno si compone di esperienze eterogenee, promosse da attori privati altrettanto diversificati: imprese e parti sociali, assicurazioni private, fondazioni, organismi di terzo settore, ecc.. L'obiettivo condiviso è quello di riuscire ad integrare, supplire o sostituire le risorse degli Enti pubblici in ambiti nei quali la domanda sociale sta lievitando e l'aspettativa di vita aumenta. Le ragioni di questa accelerazione vanno ricercate nella conseguente e sostanziale riduzione dei finanziamenti pubblici, nella insostenibilità economica e sociale del sistema italiano di welfare, nell'inadeguatezza delle soluzioni sino ad oggi messe in campo, in particolare la ridotta risposta ai crescenti bisogni attraverso un esiguo numero di servizi offerti. La motivazione principale che ripetutamente viene addotta è quella delle risorse economiche: i vincoli di bilancio impediscono di individuare le risorse aggiuntive necessarie e, anzi, spingono verso un'ulteriore contrazione di quelle, già scarse, disponibili. Per riuscire a superare il momento di impasse determinato da questi stravolgimenti è necessario pensare in un'ottica di cambiamento e innovazione rispetto alla progettazione ed erogazione di servizi. Attuare nella pratica quotidiana reti che partecipano e condividono risorse umane, economiche ed intellettuali; superando i confini categoriali e settoriali, modificando (qualora fosse necessario) le attuali modalità operative.

2. Gli elementi che compongono il problema
Affinchè un nuovo modello di collaborazione si possa attuare con successo deve presentare dei benefici e costituire un'opportunità per il territorio in cui si va a realizzare; a tal proposito gli impatti che esso può produrre possono essere distinti in:
- benefici quantitativi, per la sua capacità di facilitare l'attrazione di risorse economiche locali, sia pubbliche che private, destinate a sostenere e qualificare i processi di un'offerta di servizi socio-assistenziali coerente rispetto ai bisogni della comunità;
- benefici qualitativi, per la sua capacità di conseguire una migliore distribuzione delle risorse, una più efficace integrazione di progetti e azioni, di migliorare standard di qualità, di porre l'attenzione sui bisogni sommersi, di diffondere logiche di comportamento di tipo cooperativo.

Ma, all'interno di una logica di mercato, quali vantaggi possono trarre i soggetti coinvolti? Perché un'impresa profit dovrebbe investire in queste azioni che apparentemente si tradurranno in voci di spesa senza un ritorno certo? I vantaggi per l'impresa: La sinergia e la collaborazione efficace con organizzazioni Non profit, per realizzare iniziative di utilità sociale, possono indurre percezioni positive associate all'impresa.
A sua volta, l'impresa può trasmetterli e moltiplicarli credibilmente ai suoi pubblici influenti, contribuendo così a consolidare e rafforzare i rispettivi sistemi di relazione e la propria immagine positiva. Intraprendere e sviluppare iniziative di sostegno solidale a favore del territorio, della comunità o di fasce particolari di popolazione consente all'impresa di "vivere meglio" il suo rapporto con gli attori del territorio e le articolazioni della società civile.
I vantaggi per l'organizzazione Non profit: L'alleanza con imprese, Fondazioni e Pubblica Amministrazione, che dispongono di risorse e sono inserite in molteplici circuiti economici, sociali e culturali, mette a disposizione del Non profit canali e strumenti per diffondere la rispettiva missione. La collaborazione con imprese abituate ai più moderni ed efficienti strumenti di analisi, gestione, comunicazione e monitoraggio, consente all'organizzazione Non profit di contaminarsi con strumenti manageriali utili per il raggiungimento di obiettivi specifici. Le imprese possono mettere a disposizione delle organizzazioni Non profit non soltanto risorse finanziarie, ma anche tecnologie, strumenti, infrastrutture, know-how e personale che permettono il raggiungimento degli obiettivi da perseguire. La collaborazione tra un'impresa, una Fondazione, la Pubblica Amministrazione e un'organizzazione Non profit permette uno scambio culturale e la possibilità di conoscere, per poi applicare, tecniche e strumenti di analisi, interpretazione, monitoraggio, controllo e gestione. La capacità di organizzarsi e di reagire rapidamente, sviluppata dalle imprese, può essere utilmente messa a disposizione della realizzazione di specifici progetti di utilità sociale.
I vantaggi per l'Ente pubblico: 
Dalla collaborazione con le organizzazioni private profit e Non profit si attivano meccanismi di risposta ai bisogni dei cittadini e del territorio che da sola la Pubblica Amministrazione non riesce a gestire quantitativamente e qualitativamente. La collaborazione aumenta la massa critica delle risorse umane, finanziarie e intellettuali e le dirige verso target specifici, riducendo il rischio di interventi "a pioggia". La collaborazione e il confronto con realtà diverse del privato arricchisce il bagaglio culturale e la conoscenza degli amministratori e dei funzionari della Pubblica Amministrazione, anche per individuare soluzioni più rapide ai procedimenti amministrativi.

3. La tesi da mettere a discussione
A fronte di quanto finora scritto risulta l'importanza e l'urgenza per la cooperazione sociale di dotarsi di nuovi strumenti (il cui uso, già da qualche anno, molte Fondazioni hanno reso obbligatorio all'interno dei loro bandi), che consentano di far emergere le molteplici sfaccettature di impatto generato, permettendo quindi di andare oltre sintetiche informazioni intervallate dai numeri tratti dai bilanci, ma soprattutto, di superare la convinzione che la cooperazione sociale produca solo servizi per soggetti svantaggiati Bisogna cominciare a parlare di valore aggiunto e di valore sociale prodotti, a fianco di un preciso valore economico generato. Di fronte alle nuove sfide che ci attendono assieme a nuove categorie di competitors, è fondamentale dimostrare che la cooperativa sociale è un soggetto economico che gestisce risorse e lo fa in modo efficiente e congiuntamente è un soggetto sociale che promuove inclusione e benessere in modo efficace.
Emerge chiaramente che bisogna cominciare a parlare di valore aggiunto, di un valore sociale prodotto e, nel contempo, di valore economico generato: la cooperativa sociale è, a tutti gli effetti, un soggetto di tipo economico che gestisce risorse pubbliche e private, nello stesso tempo è soggetto sociale che promuove inclusione e benessere.
La nuova normativa, entrata in vigore con la Riforma del Terzo Settore, prevede la valutazione non come un optional ma come un obbligo. Ciò sta a significare che la valutazione dell'impatto sociale non dovrà essere espletata solo per adempiere ad un obbligo, ma dovrà essere ritenuta necessaria, quale strumento per comprendere come le politiche sociali promosse, le modalità di finanziamento e l'insieme dei sostegni allo sviluppo della cooperazione sociale abbiano influenzato i risultati raggiunti e gli impatti sociali generati. La valutazione, così intesa, diventa importante nelle relazioni anche con i tradizionali interlocutori delle cooperative sociali: Fondazioni, Amministrazioni Pubbliche, finanziatori e investitori, che premono per un utilizzo di strumenti che permettano di quantificare il risultato degli investimenti realizzati; cittadini, verso cui è necessario dare una comunicazione precisa e trasparente sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale relativa alle attività che vengono promosse e fare in modo che la comunità sia sempre più coinvolta nelle nuove dinamiche di welfare territoriali.
Valutare implica l'introduzione di un approccio di tipo economico, che inevitabilmente obbliga a porre l'accento sull'importanza della misurabilità, sapere quanto un'organizzazione è disposta a spendere e per quale risultato. Il mercato diventa quindi il luogo dove avviene l'incontro e nascono le relazioni. Queste dovranno essere necessariamente autentiche nella loro forma, in quanto concorreranno a determinare la qualità del valore e dell'impatto sociale che si andrà a sviluppare.


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