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RENDERE POSSIBILE UNA VITA ATTIVA
Coordinamento Guido Bodda (Coop. Il Sogno di una cosa - Torino)

Considerando che

saremo senz'altro tutti d'accordo su questo: essere attivi, generativi, percepirsi anche come causa e non solo come effetto, sono elementi imprescindibili del percorso di realizzazione esistenziale di ogni essere essere umano, di ogni persona adulta. Ricordiamoci che persona deriva da maschera o personaggio, essere persona significa ricoprire un ruolo, avere un senso per se' e per gli altri.

La Convenzione O.N.U, ratificata dall'Italia nel 2009, sancisce il diritto delle persone con disabilità ad una vita attiva ed autodeterminata.
L'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, organo nato proprio per dare attuazione alla Convenzione in Italia, ha elaborato in questi anni due "Piani di azione biennali", con indicazioni molto chiare e fortemente innovative, pur se ancora poco considerate. A sostegno di tali innovazioni inoltre è stata elaborata la norma UNI 11010/2016: Servizi per l'abitare e l'inclusione sociale delle persone con disabilità. Tale norma rappresenta un'importante punto di riferimento per la qualità reale dei servizi.

Emerge sempre più dalle persone con disabilità stesse, dalle famiglie, dagli operatori, una forte insofferenza per servizi che si basano prevalentemente su un'ottica assistenziale.
Di converso, sono accolte molto positivamente e c'è un crescente riconoscimento per le esperienze centrate sull'empowerment, in quanto esperienze spiazzanti rispetto agli stereotipi, che permettono di non sentirsi "nicchia ecologica" ma parte della comunità e motivano fortemente tutti gli attori coinvolti.

La necessità di vedere l'inclusione come opportunità e non solo come problema sta diventando un tema sempre più di attualità, ben oltre il settore disabilità.

Le diverse esperienze che hanno a che fare con la promozione della vita attiva realizzate in Italia hanno numerosi punti in comune, pur nella loro specificità.

TESI
Occorre fare uno sforzo di sintesi, per promuovere più efficacemente nell'ambito della disabilità, ma anche e soprattutto nella società, quel cambiamento culturale che si intravede all'orizzonte ma che necessita di essere elaborato e sostenuto.
Da un'ottica assistenziale, a un'ottica maggiormente incentrata sull'empowerment e sulla responsabilizzazione; dal dopo di noi al Durante noi; dal fare inclusione se ci sono i soldi, all'inclusione come motore di sviluppo anche economico.
Più concretamente, mi pare che ci siano tre ambiti operativi su cui si stanno concentrando le sperimentazioni:
• training per la vita adulta, rispetto all'abitare ed al vivere attivamente sul territorio;
• nuove forme di convivenza e di residenzialità, nell' ottica della massima indipendenza possibile e dell'autodeterminazione;
• nuove forme di protagonismo da parte delle persone con disabilità, con progetti di sviluppo di comunità che le vedono coinvolte, ma anche trasformando la mission, l'organizzazione e la metodologia degli attuali Centri Diurni, servizi ancora troppo spesso ripiegati su se' stessi.

Rischi.
Rimanere nell'ambito della sperimentazione, senza riuscire a rendere trasferibili e replicabili i progetti.
Difficoltà, da parte dell'organizzazione e/o degli operatori, di gestire il cambiamento di prospettiva, di ruolo e nell'operatività.
Opportunità.
Come dicevo in precedenza, emergono numerosi tratti in comune tra le diverse sperimentazioni. Per passare dalla sperimentazione all'innovazione occorre innanzitutto mettersi insieme e fare sistema, occorre conoscersi e condividere le buone prassi, cosa che ad oggi accade ancora troppo poco.
Occorre sapere fare alleanze con le realtà che non si occupano di disabilità. Molte esperienze, ormai consolidate, ci dimostrano come realtà anche distanti dai nostri temi accettino volentieri di collaborare con coloro che percepiscono come risorsa, sulla base del comune interesse ad uno sviluppo sostenibile, basato sull'inclusione, sulla dignità della vita e sulla valorizzazione delle diversità. Inoltre, senza dubbio l'essere riconosciuti come "azienda o realtà etica" inizia a diventare fattore di successo, dal punto di vista commerciale, questo gioca a nostro vantaggio.
Occorre agire dal basso, con progetti concreti di successo, che occorre saper valorizzare e promuovere, ma occorre anche non rinunciare ad interloquire con chi rappresenta le istituzioni, affinchè le normative future, ed i fondi che ne conseguono, siano modellate attorno a queste innovazioni.
Occorre avere, per utilizzare un concetto di Andrea Canevaro, uno "sguardo bifocale", capace di guardare alla zolla davanti a se' e contemporaneamente all'orizzonte. Un orizzonte in cui valga la pena vivere, non solo sopravvivere.
PRESENTAZIONE ESPERIENZE PARTECIPANTI


1° ESPERIENZA
Coop IL Seme, Monza.
La Cooperativa il Seme nasce a Cesano Maderno dall'iniziativa del volontariato locale e di genitori di persone disabili sensibili al bisogno di spazi di integrazione sociale e lavorativa da parte di giovani portatori di handicap che non erano il grado di accedere al mondo del lavoro.
Attualmente gestisce due C.S.E. (Centro Socio Educativi), uno a Desio e un altro a Cesano Maderno
Contribuirà alla discussione con riflessioni che nascono in particolare da due esperienze, attualmente in corso.
Da un lato un'esperienza di volontariato sociale e cittadinanza attiva, dentro una casa di riposo, presso i bar degli oratori di quartiere, all'interno di centri estivi, etc., attività portata avanti da persone con disabilità che frequentano il CSE.
Dall'altro l'esperienza di una "scuola di vita adulta", realizzata in un appartamento situato nella corte di uno dei CSE. In questo appartamento, dove si svolgono esperienze di autonomia temporanea, le persone con disabilità sono coinvolte in attività a favore dei condomini, in un'ottica di "condominio solidale".
Riferimenti: Marianna Gagliostro, direzione.ilseme@fastwebnet.it

2° ESPERIENZA
Coop Piano Infinito, Vicenza. Nasce nel 1993, la sua mission è la promozione della persona e della solidarietà civile. Opera nel campo della disabilità e con i giovani.
Coop. Solidarietà, Treviso. E' una Cooperativa Sociale Onlus nata nel 1982 dalla scelta di vita di alcune famiglie di dedicare le loro energie e risorse alla creazione una comunità sociale solidale e accogliente nei confronti di persone in condizioni di svantaggio sociale, in particolare persone con disabilità.
Le due cooperative, che operano su territori dirsi, hanno dato vita insieme ad un percorso incentrato sulla co-progettazione con le persone con disabilità, sia del progetto individuale sia dei servizi stessi. A partire da questa esperienza, potremo quindi ragionare insieme su punti di forza e di debolezza di questo approccio.
Riferimenti: Luca Boris, Lucia Cavallin, Giuseppe Strano, presidente@pianoinfinitocoop.it

3° ESPERIENZA
Coop Koinè, Arezzo.
Cooperativa sociale di tipo A con sede ad Arezzo, nata nel 1993. La più importante, per dimensione e occupazione, della provincia e tra le maggiori in Toscana. Si occupa di progettazione e gestione di servizi alla persona, ricerca sociale e di sviluppo economico.
Sta realizzando interessanti progetti sul "Durante noi" e sulla e vita indipendente, all'interno di micro-appartamenti da 5 o 6 persone. Tali progetti si realizzano attraverso la metodologia della ricerca azione, con particolare attenzione alla capacità di creare rapporti e radicarsi nei territori, fattore che garantisce la costruzione di quel contesto che permette di sostenere meglio la vita indipendente.
Viene inoltre utilizzata la figura dell'assistente famigliare, coordinata da educatori, non in un'ottica di mero risparmio ma per evitare la istituzionalizzazione e per favorire la relazionalità, all'interno di clima familiare.
Riferimenti: Stefano Frasi, stefano.frasi@koine.org


scarica le tre esperienze in formato pdf


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